L’Emilia spesso è “la rossa” ,tralasciando la politica e le sinuose rosse emiliane(appaiono in sogno dentro un calice di Lambrusco),negli ultimi anni è sempre piu’ Emilia l’arancione .Un territorio vitivinicolo, quello emiliano,che nulla ha a che vedere con i confini amministrativi condivisi con la Romagna,vini che sempre piu’ spesso rappresentano quanto di meglio gli orange possano esprimere.Orange,riferito al vino,fu usato ufficialmente per la prima volta nel 2004 dal commerciante britannico David Harvey nel tentativo di assegnare un colore ad una categoria di vini(piu’ antica di secoli)che non poteva essere inserita nelle altre tre convenzionalmente identificate.Questa tipologia di vini detta anche,erroneamente,macerati bianchi(non tutti i bianchi che hanno fatto macerazione sulle bucce sono arancioni)esiste dagli albori della vinificazione.Isabelle Legeron(MW)ci suggerisce che osservando i tanti dipinti dei secoli scorsi,in cui appare un calice,il vino è arancione,non per la patina del tempo sulla tela ma perchè il vino”bianco”spesso era ottenuto da una vinificazione inclusiva delle bucce.Questo stile di vinificazione,banalizzando uve bianche vinificate in rosso,in epoca contemporanea trova le sue migliori espressioni(in termini quantitativi oltre che qualitativi) in Georgia,Slovenia,Friuli ed appunto in Emilia.Esempi di ottimi orange sono presenti in tutte le aree vitivinicole italiane oltre che internazionali ma un vino arancione non deve solo apparire come tale, deve fornirci delle sensazioni gustolfattive tipiche.Sono vini complessi,la degustazione propone sensazioni piu’ simili ad un rosso con un gioco di durezze e morbidezze unico,pensando al tannino estratto durante la macerazione ed alla enorme versatilita’ in abbinamento gastronomico stupisce il ritardo,anche delle associazioni sommelier,nel codificare questa tipologia di vini secondo parametri tipici.Sono vini che si ottengono con macerazioni sulle bucce superiori ai 5 giorni e possono arrivare a mesi,sono vini che appartengono quasi sempre al mondo delle vinificazioni naturali e come tali hanno bisogno di riattivarsi all’aria di un grande calice,sono vini che non vanno degustati alle temperature dei bianchi strutturati ma a qualche grado in piu’.Bevendo l’Emilia arancione da qualche tempo vorrei segnalarvi dei produttori emiliani,non è(non vuole esserlo) una classifica di merito ne una lista esaustiva ma un omaggio ad alcuni vignaioli artigiani.Il quartetto della Val Trebbia,da un po’ di anni,si esibisce sui palchi di tutto il mondo,Anguissola Casè,Armani Denavolo,Cervini Vino del Poggio,Pantaleoni La Stoppa(rigorosamente in ordine alfabetico),riuscendo a regalare degli orange emozionanti ed in grado di esprimere,in questa tipologia di vini,sia i vitigni che il terroir emiliano.
Il nome della famiglia Armani(Giulio ed il figlio Jacopo)è forse il piu’ noto perchè legato oltre che a Denavolo anche a La Stoppa di cui Giulio è l’enologo dallo stile inconfondibile.AGENO,La Stoppa,è un arancione emiliano da Malvasia di Candia aromatica,Ortrugo e Trebbiano,vigne di oltre 40 anni e una macerazione sulle bucce di almeno 30 giorni(l’annata per questi vini non è solo un riferimento in etichetta),non si aggiungono solfiti…in puro stile Giulio Armani questo vino è paradigmatico per gli arancioni emiliani.Nelle versioni di casa Denavolo si esprime un terroir differente per composizione ed altitudine,alla Malvasia di Candia aromatica si aggiunge Marsanne,Ortrugo e Trebbiano,non si filtra e DINAVOLO diventa un viaggio attraverso questi luoghi,un vino seducente,in costante evoluzione,dal colore del sole africano al tramonto,un tuono di emozioni olfattive,a seconda dell’annata ci si rotola nel fieno e si gioca con la cera d’api,camomilla,tabacco Kentucky,un vino fresco che mantiene nel tempo sia la sua acidità che il corredo tannico,sapido quasi iodato e nonostante il tempo la sua frutta bianca è fresca,persistente senza stancare,non indugiate se trovate un 2006,2007,2008.DINAVOLINO è la versione piu’ fresca,minerale ,una ragazza smorfiosa dal vestito arancione che nasconde nella sua borsetta l’altra chicca di casa Armani,CATAVELA.Il Bianco di VINO DEL POGGIO di Andrea Cervini,vignaiolo che sembra la divinità dell’allegria conviviale,è un arancione di razza Malvasia,macerato a lungo e che esprime la sua grande complessità sia a livello olfattivo che in bocca.
CASE’BIANCO di Alberto Anguissola,interprete di eleganti rossi,è ottenuto sempre dalle quattro uve a bacca bianca della zona ma con una presenza di uve a bacca rossa,nella tradizione si usava comporre uvaggi con tutte le diverse uve presenti in vigna e sempre tradizionalmente la vinificazione prevedeva una macerazione che Anguissola interpreta moderatamente per 8/10 giorni.Un vino che al naso si presenta fruttato,abbastanza complesso,fine e sorprende in bocca per essere secco e dalla interessante acidità.
Salendo lungo la Val d’Arda, sulle prime colline piacentine, proprio di fronte al paese di origine medioevale di Castell’Arquato, si trova la Tenuta Vitivinicola Croci.Massimiliano Croci,insieme al padre Ermanno,usa la sua terra.le sue uve per dipingere di arancione la tela di alcuni dei suoi vini.VALTOLLA è il suo orange da macerazione lunga(almeno 30 giorni),Malvasia di Candia in purezza,woodenfree,vino elegante,complesso,che esprime senza banalizzare la sua aromaticità al naso e che conferma un gusto secco,deciso e strutturato in bocca.MONTEROSSO VAL D’ARDA DOC ( rara la doc per un macerato a testimonianza della tradizione emiliana)”sur lie”,qui la macerazione di 8/11 giorni si coniuga alla presenza dei lieviti e nel tempo la complessità gustolfattiva esprime sia terziari tipici dei lieviti che delle uve macerate.LUBIGO”sur lie”,Ortrugo in purezza,il macerato(7/10)della sete estiva,aromatico,fine e complesso al naso conferma la sua eleganza secca di un vento estivo in bocca,grande bevibilità.Tutti questi interpreti del vino da uve bianche macerate rispettano la vigna non usando la chimica di sintesi,alcuni sono biodinamici,non filtrano i loro vini e in molti casi non aggiungono derivati dello zolfo durante la vinificazione.
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